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Cucina Veneta

un tavolo visto dall'alto con un vasetto di pesto verde, con a lato delle tagliatelle, un mattarello di legno, e delle mandorle

Il pesto di zucchine e mandorle è un’alternativa al solito pesto alla genovese.

Ideale per condire la pasta ma anche perfetto da spalmare sui crostini come antipasto.

Il pesto di zucchine si prepara in poche e semplici mosse, con l’utilizzo del mixer.

L’ho realizzato aromatizzando le zucchine fresche con pinoli, mandorle e grana ma se volete un’alternativa potete sostituire con anacardi, noci e anche ricotta salata.

È una ricetta da fare in pochi minuti mentre si cuoce la vostra pasta.

Incredibile come ogni piatto, ogni sapore, sia collegato ad una stagione e ad un ricordo.

Per me le paste verdi rappresentano le tavolate in terrazza e in giardino, profumano di primavera, di fiori, di sole, di fresco.

Potete servire il vostro piatto di pasta al pesto di zucchine decorando i piatti anche con della granella di mandorle e qualche fogliolina di menta per dare un’ulteriore nota colorata quando andrete a servire ai vostri commensali.

Come per tutti i pesti, vi consiglio se non lo usate tutto, di conservarlo in vasetti di vetro, in frigo, con un po’ di olio in aggiunta in superficie.

Vi aspetto nella mia pagina Instagram e nei commenti.

Buona preparazione e se vi piacciono i primi piatti non perdetevi anche :

risi e bisi

risotto con bruscandoli e erbe

gnocchi alla vicentina

un tavolo visto dall'alto con un vasetto di pesto verde, con a lato delle tagliatelle, un mattarello di legno, e delle mandorle

pesto di zucchine e mandorle

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Tempo di preparazione:
Informazioni nutrizionali 200 Calorie 20 grams fat
Rating: 5.0/5
( 1 voted )

Ingredienti

  • 250 g zucchine,
  • 10 g pinoli,
  • 10 g mandorle,
  • 40 g grana o parmigiano,
  • 50 g olio evo,
  • mezzo cucchiaino di sale.

Procedimento

Lavate e tagliate le zucchine a pezzetti.

Mettetele in un mixer insieme alle mandorle e ai pinoli e frullate, aggiungendo l’olio a filo.

Unite infine il parmigiano e il sale.

A bisogno aumentate un po’ l’olio: il pesto deve risultare morbido e ben amalgamato come una crema.

Io lo conservo in frigorifero, in un vasetto di vetro, coperto da uno strato di olio, per 2, 3  giorni.

Potete arricchire il pesto di zucchine con noci, pistacchi, anacardi o foglioline di menta o basilico a seconda del vostro gusto.

Io oggi ho usato questo pesto di zucchine fresche per condire le tagliatelle all’uovo: un piatto davvero dal profumo primaverile!

 

 

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una torta salata con delle erbe, posata su un piano di legno e dei fogli, a lato dei germogli su un tagliere, sullo sfondo una oliera, uno straccio e due uova

La torta salata con bruschi e mascarpone è stata una scoperta apprezzata da tutti qui a casa. Il tipico sapore amarognolo di questi germogli si sposa benissimo con la dolcezza del mascarpone e la pasta brisée.

In questa stagione durante le passeggiate nei colli e in campagna si possono trovare i germogli di pungitopo, chiamati bruschi, con i quali un tempo in nostri nonni facevano delle gustosissime frittate o, combinandoli ad altre erbe spontanee del periodo, zuppe, risotti e minestroni saporiti.

I bruschi sono i germogli del pungitopo e sono ottimi anche semplicemente lessati in acqua salata, come si fa per gli asparagi coltivati. Dopo averli scolati, si dispongono su un piatto di portata e si condiscono con olio, sale, pepe e un po’ di aceto (meglio balsamico, che toglie il gusto amaro).

Anche nella ricetta che vi propongo oggi servono i bruschi già lessati: andranno disposti nella farcia della torta salata al mascarpone.

Per la pasta brisée ho scelto un mix per pane, ottimo per avere la giusta elasticità.

La ricetta è molto semplice e si realizza completamente a mano.

Vediamo insieme come realizzarla e se vi piacciono le preparazioni con le erbe spontanee vi consiglio anche:

rosole in tecia” , “ le verze in tecia” “ torta al vino e radicchio” “risotto con bruscandoli e germogli

Mentre se desiderate altre idee salate sfiziose vi rimando alle ricette nel blog: “muffin ai formaggimuffin salati con semi di girasole” , “ plumcake allo stracchino” “peperoni ripieni”  

focaccia alla ricotta

 

Vi aspetto nei commenti e nella mia pagina Instagram!

una torta salata con delle erbe, posata su un piano di legno e dei fogli, a lato dei germogli su un tagliere, sullo sfondo una oliera, uno straccio e due uova

torta salata con bruschi e mascarpone

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Tempo di preparazione: Tempo di cottura:
Informazioni nutrizionali 200 Calorie 20 grams fat
Rating: 5.0/5
( 1 voted )

Ingredienti

  • Ingredienti per la pasta brisée :
  • 200 g di farina (io ho usato mix per pane integrale @nutrifree),
  • 100 g acqua fredda,
  • 30 g olio evo
  • Ingredienti per la farcia:
  • 250 g mascarpone,
  • 50 g grana padano grattugiato,
  • 2 uova,
  • un mazzetto di bruschi lessati,
  • sale e pepe q.b.

Procedimento

Lavate i germogli di pungitopo e tagliate la parte più dura all’estremità.

Lessateli in acqua bollente cica 15 minuti, fino a quando si ammorbidiscono.

Nel frattempo preparate la pasta brisèe lavorando in una ciotola 200 grammi di farina mix per pane (io ho usato il mix integrale Nutrifree), con acqua fredda e l’olio evo.

Impastate con le mani fino ad ottenere un panetto morbido, omogeneo e non appiccicoso.

Deve essere una pasta piuttosto elastica da stendere con il mattarello sulla spianatoia.

Foderate una tortiera o uno stampo rotondo da 22 cm, con della carta forno.

Disponete la pasta brisèe .

In una ciotola ora lavorate il mascarpone con la grana o parmigiano grattugiato. Aggiungete le uova, salate e pepate a vostro gradimento.

Dopo aver ottenuto una crema versatela sulla base di pasta brisèe.

Scolate i buschi e tamponateli con un canovaccio pulito.

Disponeteli a cerchio sulla crema di mascarpone, parmigiano e uova.

Date un’ultima spolverata di formaggio in superficie e infornate nel forno preriscaldato a 180 gradi.

Cuocete circa 40 minuti a 180 gradi modalità ventilata.

Controllate la cottura della vostra torta salata dopo i 30 minuti perché ogni forno presenta tempi di cottura leggermente diversi.

Lasciate intiepidire prima di servire a fette.

Ideale da portare in tavola come antipasto oppure per un brunch in giardino.

 

Fatemi sapere!

 

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vista dall'alto di un tavolo di legno con gnocchi, a lato posate, tagliere con cannella e zucchero

Gli gnocchi alla vicentina con farina di grano saraceno sono un piatto molto semplice, della cucina tradizionale contadina. Nella tradizione vicentina sono diffusi quelli di patate e di ricotta, conditi con burro, zucchero, grappa, cannella e l’uvetta passa.

Solitamente si fanno con la fioretta, una ricotta semiliquida, che si ottiene non scolando completamente siero. Ha un sapore neutro, fresco con una punta di acidulo ma noi, oggi li prepareremo con la ricotta vaccina che tutti possono trovare facilmente al caseificio o al supermercato.

In tutto il Veneto, gli gnocchi vengono ancora conditi alla vicentina come in epoca rinascimentale, con una “miscela di grana, 3 cucchiai grandi di zucchero e 2 di cannella in polvere, con l’aggiunta di uvetta passa ammorbidita”. Il gusto di un tempo da assaporare ai nostri giorni…

Nella versione senza glutine io ho sostituito la farina di frumento con la farina di grano saraceno bianca : una proposta decisamente più rustica visto il gusto caratteristico del grano saraceno.

Potete miscelare questa farina anche con farina di riso e fecola di patate per avere un gusto leggermente più dolce.

Consigli :

Se non amate gli gnocchi alla ricotta, potete optare per la preparazione di gnocchi alle patate.

Potete optare per un condimento di zucchero e cannella anche nella versione rossa con il pomodoro. Basterà sostituire il burro fuso con una passata di pomodoro, spolverata di abbondante zucchero e cannella (come da sempre fa la mia mamma) .

Se amate le ricette della tradizione non perdetevi le ricette nel blog di :

risotto con bruscandoli

verze in tecia”

polentina zala de cittadella

torta putana”

zaeti senza glutine

frittelle”

“rosole”

Ora vediamo la ricetta degli gnocchi con grano saraceno alla vicentina!

Vi aspetto anche nella mia pagina Instagram.

E se rifate una mia ricetta fatemi sapere nei commenti!

vista dall'alto di un tavolo di legno con gnocchi, a lato posate, tagliere con cannella e zucchero

gnocchi alla vicentina con farina di grano saraceno

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Tempo di preparazione: Tempo di cottura:
Informazioni nutrizionali 200 Calorie 20 grams fat
Rating: 5.0/5
( 1 voted )

Ingredienti

  • 200 g farina grano saraceno
  • 2 uova
  • 250 g ricotta vaccina
  • 50 g grana padano
  • (farina di riso o amido di mais per lo spolvero spianatoia)
  • Per il condimento:
  • Burro (circa 100 g)
  • Cannella in polvere
  • Zucchero semolato
  • 1 goccio di grappa
  • Uvetta passa (facoltativo)

Procedimento

Lavorate bene in una ciotola, con una forchetta la ricotta con le uova.

Unite la farina di grano saraceno e la grana padano grattugiato.

Lavorate l'impasto in modo da ottenere un panetto piuttosto compatto.

Fate riposare in frigorifero l’impasto per circa 30 minuti.

 

Riprendete l'impasto degli gnocchi e prelevatene un po' alla volta da lavorare sulla spianatoia spolverata da amido o farina di riso.

Formare dei cilindri lunghi.

Tagliate gli gnocchi col coltello cercando di mantenere la stessa misura, circa 3 cm li lunghezza.

Passateli sulla forchetta rovesciata o sull'apposito strumento di legno per fare le tipiche scanalature agli gnocchi.

Fate bollire l'acqua in una pentola capiente e salatela con un cucchiaio di sale grosso.

Unite anche un cucchiaio di olio evo per evitare che gli gnocchi si attacchino tra loro.

Buttate gli gnocchi di ricotta un po' alla volta nell'acqua bollente salata.

Saranno pronti quando verranno in superficie, ci vorranno circa 2 minuti.

In una padella a parte sciogliete il burro con un goccio di grappa.

Unite una abbondante spolverata di cannella in polvere e un paio di cucchiai di zucchero semolato.

( chi desidera può aggiungere l'uvetta ammollata e strizzata  precedentemente in acqua calda, per rispettare la ricetta della tradizione).

Scolate gli gnocchi e spadellateli delicatamente nella padella col il burro fuso, lo zucchero e la cannella.

 

Servite gli gnocchi di ricotta e grano saraceno alla vicentina nei piatti di portata e spolverate con grana padano a piacere.

 

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focaccia veneta vista dallìalto, torta rotonda su un canovaccio marrone, con una fetta tagliata a lato, un coltello, una tazza di the e delle uova

Oggi vi offro la fugassa veneta senza glutine, (ovvero una focaccia pasquale): uno dei dolci di Pasqua originario del Veneto, che vanta origini molto antiche.

La fugassa è un lievitato dolce e profumato che vanta 4 lievitazioni ed è ottimo da gustare per più giorni.

La focaccia veneta era originariamente il dolce dei poveri, preparato in occasione delle feste.

Si dice che questo pane dolce sia stato creato da un fornaio trevigiano che lavorò  la pasta del pane con ingredienti inusuali, come burro, uova, miele e mandorle, ottenendo così una pasta soffice. La leggenda racconta che egli regalava la fugassa ai suoi clienti più “fedeli” durante la Pasqua.

La storia dice anche che la fugassa veneta fosse il dolce che si preparava in occasione dei fidanzamenti ufficiali. Questo dolce lievitato, infatti, era donato alla famiglia della ragazza scelta come sposa con il prezioso anello nascosto al suo interno.

Una tradizione romantica che ha un sapore dolcissimo…

La ricetta classica e originale della focaccia tradizionale veneta prevede diverse lievitazioni, che variano da 3 a 4 prima della cottura.

Armatevi dunque di pazienza!

È una preparazione molto complessa, proprio perché comprende diversi impasti e più lievitazioni. Per ottenere la morbidezza tipica della fugassa veneta è necessario impastare più volte il composto e lasciarlo riposare con pause adeguate (di almeno tre ore ciascuna) prima che si gonfi un’ultima volta per poi andare in cottura.

Generalmente, si presenta in forma rotonda perché viene cotta in stampi circolari con un diametro variabile di circa 25-30 cm (ma può essere preparato anche a forma di colomba) e consiste in una pasta interna soffice e leggera, di colore giallo-dorato.

Ogni città veneta applica poi alla ricetta d’origine delle varianti: ad esempio l’aggiunta del marsala al posto dello spuma d’oro (una miscela di olii essenziali di agrumi mescolata con una miscela di aromi in acqua)  e delle scorze di agrumi.

Vediamo come preparare la focaccia veneta in versione senza glutine, utilizzando come farina un mix per pane e lievitati.

Come aroma io ho usato il Marsala.

Vediamo ora come realizzarla.

Per facilitare il lavoro vi ho segnato anche l’ora delle mie lievitazioni.

Grazie a chi vorrà lasciare un commento.

Vi aspetto nella mia pagina Instagram.

 

Se vi piacciono le ricette della tradizione veneta le trovate nella sezione cucina veneta .

 

focaccia veneta vista dallìalto, torta rotonda su un canovaccio marrone, con una fetta tagliata a lato, un coltello, una tazza di the e delle uova

fugassa veneta senza glutine

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Tempo di preparazione: Tempo di cottura:
Informazioni nutrizionali 200 Calorie 20 grams fat
Rating: 4.0/5
( 4 voted )

Ingredienti

  • Ingredienti per l’impasto:
  • 500 gr di farina mix pane senza glutine (chi non ha problemi con il glutine può sostituire con 250 farina 00 e 250 farina manitoba)
  • 20 gr di lievito di birra fresco
  • 80 ml di latte
  • 3 uova temperatura ambiente
  • 100 gr di zucchero semolato
  • 100 gr di burro
  • 1 scorza di arancia
  • 1 scorza di limone
  • 30 ml di Marsala (in alternativa Spuma d’oro)
  • Ingredienti per la copertura
  • 1 albume d'uovo
  • 40 gr di zucchero semolato
  • granella di zucchero qb
  • mandorle qb ( facoltativo)

Procedimento

Primo passaggio:

IL LIEVITINO ore 7,30

Intiepidite 80 g di latte, versatelo in una ciotola e scioglieteci il lievito fresco. Aggiungete 20 g di zucchero e 50 g di farina prelevati dalla quantità totale. Amalgamate bene gli ingredienti e coprite con una pellicola. Sarà un composto molto cremoso, quasi liquido.

Fate lievitare per 1 ora.

 

PRIMO IMPASTO ore 8,30

Lavorate il lievitino insieme a 150 g di farina, 20 g di zucchero e 1 uovo fino ad amalgamare bene il tutto.

Potete impastare nella planetaria con il gancio apposito.

Unite 30 g di burro morbido (prelevati dalla quantità totale). Impastate per 15 minuti.

Lasciate l'impasto in una ciotola, coperto nuovamente con pellicola e fate lievitare a temperatura ambiente fino al raddoppio (circa 2 ore).

 

SECONDO IMPASTO ore 10 30

Unite al primo impasto lievitato, 100 g di farina, 20 g di zucchero prelevati dal totale e 1 uovo.

Cominciate ad impastare e aggiungete 30 g di burro morbido. Impastate nella planetaria con il gancio per 15 minuti. (potete farlo anche a mano).

Trasferite il secondo impasto in una ciotola, coprite nuovamente da pellicola e lasciate lievitare per 1 ora e mezza,2 fino al raddoppio.

 

TERZO IMPASTO ore 12. 30

Unite al secondo impasto la farina (200g) e lo zucchero rimasti, l’ultimo uovo e gli aromi (bucce grattugiate e il marsala) . 

Impastate e aggiungete i restanti 40 g di burro morbido. Lavorate per 15 minuti l’impasto nella planetaria con il gancio apposito.

Fate lievitare questo terzo impasto coperto al caldo per circa 2 ore, fino al raddoppio.

 

ULTIMA LIEVITAZIONE ore 15. 00

Terminata la lievitazione, prendete il vostro impasto e sgonfiatelo; formate una palla e mettetela nell'apposito stampo di carta. Lasciate ancora a lievitare in un posto caldo, coperto, circa 2 ore. Gli ultimi 15 minuti lasciate l’impasto scoperto in modo che si formi una pellicola.

Praticate un taglio a croce sulla superficie.

 

COTTURA ore 17.00

Montate l’albume a neve e incorporate poco per volta lo zucchero, fino ad ottenere un composto fermo.

(io ho fatto una copertura più semplice spennellando con un po' di latte)

Spennellate la vostra fugassa veneta con la copertura e spolveratela con la granella di zucchero (semolato o la granella) e infornate a forno caldo.

La cottura sarà nel forno caldo statico a 180°C per circa 45, 50 minuti.

Se la focaccia si colorerà troppo sopra coprite con un foglio di carta alluminio e portate a cottura finale.

Fate la prova stecchino per verificare la cottura.

 

Una volta cotta, lasciate raffreddare la fugassa veneta prima di gustarla.

Conservatela per qualche giorno dentro ad un sacchetto di plastica per alimenti.

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vista dall'alto di una pentola in coccio piena di erba cotta, un canovaccio , un libro aperto e un tagliere con tre balocchi di erba

Oggi cuciniamo le ROSOLE dei papaveri in tecia … ma cosa sono? Sono i germogli del papavero!!

Il rosolaccio (Papaver rhoeas) è conosciuto da tutti come il papavero rosso che ammiriamo con meraviglia nei campi nelle distese rosse in estate.

Il papavero offre un’ottima erba spontanea buonissima da mangiare e che viene utilizzata tantissimo qui in Veneto ma anche in altre regioni.

Sicuramente molti di voi tengono ben custoditi nei ricordi immagini di nonne che si armavano di un coltello e di una busta per andare in giro nei campi per ore a raccogliere erbe spontanee da mettere poi in “tecia”. Schiene doloranti per il tempo trascorso piegate ma felici di aver raccolto un ricco bottino da cuocere per tutta la famiglia.

È proprio con l’arrivo della Primavera, infatti, che si possono raccogliere un’infinita varietà di erbette selvatiche. Basta una semplice passeggiata per tornare ad una tradizione persa o quantomeno sempre più in disuso. Fortunatamente io ho sempre visto anche i miei genitori e i miei suoceri dedicarsi a questa bellissima attività della tradizione e spero nel mio piccolo di poterla insegnare anche alle generazioni che verranno. La natura ci regala davvero molto se sappiamo riconoscere cosa ci troviamo davanti agli occhi.

Le rosole del papavero sono estremamente dolci e delicate e si abbinano perfettamente anche al tarassaco, più amarognolo, che si raccoglie nello stesso periodo e si può cuocere insieme creando un piatto di erbe cotte miste e ricche di proprietà.

Prima di tutto le piantine vanno raccolte prima dello sviluppo dei fiori, con un coltellino.

Si taglia la piantina lasciando preferibilmente la radice nel terreno, per favorire lo sviluppo di una nuova pianta. Questo vale anche per il tarassaco.  Il periodo per la raccolta ad uso alimentare è marzo/aprile, prima della fioritura.

Dopo la raccolta si procede al lavaggio sotto l’acqua corrente. Sciacquate più volte le erbe per eliminare eventuali tracce di terra.

Dopo aver lavato per bene le erbe, immergetele in acqua bollente e cuocetele per circa 15 minuti:

per verificarne la cottura schiacciate una costina, se è morbida le erbe sono cotte.

Scolatele bene e strizzatele un pochino ma non troppo, formando delle palle con le mani ( i balocchi come diciamo noi).

Se ne vengono tante e si vogliono conservare si mettono nei sacchetti in freezer.

Se si vogliono mangiare subito, basterà tagliarle leggermente e spadellarle con un soffritto di cipolla (bionda o meglio ancora se rossa).

Oggi vi scrivo la ricetta delle rosole cotte in padella ma sono ottime anche per il risotto. In questo caso fate il risotto base (olio, cipolla e un po’ di vino bianco, a chi piace) e a metà cottura aggiungete le rosole lavate e tagliuzzate. Mantecate con il parmigiano, e a piacere una noce di burro.

Sapori semplici, delicati, come una volta.

Se amate le ricette della tradizione andate a sbirciare altre preparazioni nella sezione “cucina veneta” dove potete trovare “ risi e bisi”, “ verze in tecia” “ i zaeti” “ torta putana” “ le fritoe” 

Vi aspetto nella mia pagina Instagram e lasciatemi un commento anche qui!

vista dall'alto di una pentola in coccio piena di erba cotta, un canovaccio , un libro aperto e un tagliere con tre balocchi di erba

rosole dei papaveri in tecia

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Informazioni nutrizionali 200 Calorie 20 grams fat
Rating: 5.0/5
( 1 voted )

Ingredienti

  • rosole fresche
  • 1 cipolla bionda
  • q.b olio extravergine di oliva
  • 1 spicchio aglio fresco (se piace)
  • q.b sale
  • Pancetta a cubetti (per i più goduriosi)

Procedimento

Dopo la raccolta delle erbe, lavatele rosole sotto l'acqua per bene più volte.

Scottate le rosole nell’acqua bollente e fatele sbollentare per 15 minuti, fino a quando le costine sono morbide.

Scolatele e strizzatele leggermente.

(fate le palle con le mani)

Per cuocerle subito fate in una padella il soffritto di cipolla, con olio extra vergine d’oliva.

Quando la cipolla comincia ad imbiondire, unite le rosole tagliate a pezzi , salate a piacere e fatele cuocere per circa 15 minuti, spadellando.

Le rosole hanno un gusto dolce che si sposa benissimo anche col il tarassaco amaro. Spesso queste erbe si cuociono insieme perché prevedono lo stesso procedimento.

Ottime anche spadellate con l’aggiunta della pancetta.

Io le adoro anche ripassate in padella con burro e parmigiano.

Ideali anche come base di frittate o torte salate.

 

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un piatto di risotto con aspargi, sullo sfondo una ciotola con formaggio grattugiato, delle erbe e di lato una forchetta e un cucchiaio

Oggi vi spiego il risotto con bruscandoli e germogli, un primo piatto dal gusto delicato, che fa parte della tradizione e  che nasce dalla bellezza di andar per erbe.

Se in primavera vi aggirate per le campagne venete potrete imbattervi in molte erbe spontanee e germogli, ottimi da cuocere e mangiare.

Se amate la campagna, i sapori nostrani, quelli della tradizione non potete che adorare questi piatti veneti che profumano di casa e tavola in festa.

Quel profumo che sa di famiglia, di ricordi per me… perché andar per erbe o germogli, resta una di quelle attività campagnole che fan bene non solo alla pancia ma anche allo spirito.

Oggi in particolare parliamo di bruscandoli, ovvero il luppolo, che cresce soprattutto qui nel nord d’Italia e si trova principalmente lungo i fossi, nei campi incolti o nei boschi.

Per fare questo risotto misto, ho abbinato i bruscandoli al tamaro ( in dialetto veneto ligabosco o tambar) e agli asparagi selvatici.

Ma torniamo alla ricetta e vediamo come preparare questo primo piatto della tradizione.

Se amate le ricette tipiche non perdetevi le ricette di :

risi e bisi

le verze in tecia

” Le fritole

“la polentina zala de Cittadella

i zaeti

la torta putana

un piatto di risotto con aspargi, sullo sfondo una ciotola con formaggio grattugiato, delle erbe e di lato una forchetta e un cucchiaio

risotto con bruscandoli e germogli

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Tempo di preparazione: Tempo di cottura:
Informazioni nutrizionali 200 Calorie 20 grams fat
Rating: 5.0/5
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Ingredienti

  • ingredienti per 6 persone :
  • 500 g circa di bruscandoli e germogli,
  • 500 g di di riso carnaroli,
  • un litro di brodo vegetale,
  • una cipolla,
  • olio extra verdine d’oliva,
  • grana grattugiato,
  • 50 g di burro ( facoltativo per mantecatura)

Procedimento

Lavate gli asparagi selvatici e i germogli di pungitopo, luppolo e tamaro.

Tagliateli a pezzetti lunghi circa 3 centimetri.

Fate un soffritto con la cipolla nel tegame e a parte fate bollire il brodo vegetale.

Fate rosolare gli asparagi e i germogli qualche minuto.

Aggiungete il riso carnaroli e lasciate rosolare assieme per 3 minuti, quindi procedete alla cottura aggiungendo gradualmente il brodo vegetale.

Ultimate la cottura del riso lasciandolo morbido all’onda.

Mantecate col formaggio grana o parmigiano reggiano e a piacere una noce di burro buono.

Servite caldo.

 

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un tavolo visto dall'alto con una ciotola di frittelle rotonde, un canovaccio a lato con una moka e altre frittelle rotonde sparse sul tavolo

Mancavano le frittelle senza glutine nel mio blog, me lo avete fatto notare in tanti.

E così eccomi qui a lasciarvi una ricetta perfetta di queste dolcezze fritte e l’immancabile storia che le accompagna.

Le frittelle, o meglio “e fritoe” in dialetto veneto, possono essere realizzate in molti modi, ma da oltre 500 anni per tradizione la ricetta originale è di Venezia: città per eccellenza del Carnevale.

Quello Veneziano è il carnevale più celebre nel mondo e da sempre le calli di questa città si riempiono di maschere, coriandoli e profumo delle immancabili fritoe.

La storia delle frittelle risale alla seconda metà del ‘300 e la ricetta originaria è ancora conservata tra i documenti dell’epoca. Le fritoe veneziane tradizionali si preparavano in piccole baracche di legno lungo la strada dai fritoleri, mestiere che si tramandava da padre in figlio. La tradizione voleva che l’impasto fosse lavorato su grandi tavoli di legno e fosse composto da uova, farina, zucchero, uvetta e pinoli (la classica frittella veneziana di adesso). Dopo la frittura venivano servite calde e cosparse di zucchero.

Nel 1700 le frittelle furono elette dolce nazionale della Repubblica della Serenissima.

In tutto il Veneto si diffusero poi ricette locali, in diverse versioni come con le mele o pere, con fiori, ortaggi, in certi casi anche con erbe spontanee e ancora con la ricotta, il semolino, il riso e la polenta.

Io oggi le ho preparate senza pinoli e in versione senza glutine sostituendo la farina di frumento con la farina mix dolci.

Ho amalgamato bene i pochi ingredienti a mano, come ho sempre visto fare da mia mamma e prima ancora da mia nonna, ho lasciato riposare l’impasto per un’ora e poi le ho fritte in olio di arachidi.

Il risultato è stato perfetto come potete vedere dalla foto.

Una volta preparate, si mantengono per bene per un paio di giorni anche se piano piano lo zucchero viene assorbito dalla frittura.

Ma qui non corrono questo pericolo perché appena cotte e cosparse di zucchero a velo, vengono mangiate tutte in un battibaleno!

Se vi piacciono le storie delle ricette della tradizione veneta, andate a vedere anche le ricette :

verze in tecia

la torta putana”

i biscotti zaeti”

risi e bisi”

la polentina zàla de Cittadella

un tavolo visto dall'alto con una ciotola di frittelle rotonde, un canovaccio a lato con una moka e altre frittelle rotonde sparse sul tavolo

frittelle senza glutine

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Tempo di preparazione:
Informazioni nutrizionali 200 Calorie 20 grams fat
Rating: 3.3/5
( 3 voted )

Ingredienti

  • 200 g farina mix dolci ( oppure 150 g farina per polenta e 50 g circa di farina )
  • 120 zucchero semolato,
  • 100 g latte,
  • 1 uovo,
  • scorza grattugiata di limone biologico,
  • un cucchiaino di lievito per dolci.
  • Uvetta da ammollare in acqua calda e rum ( o grappa )
  • olio di arachidi per friggere
  • zucchero a velo per la spolverata finale

Procedimento

Prendete una ciotola e lavorate l’uovo con lo zucchero.

Unite il latte e la scorza grattugiata del un limone biologico.

( io amo unire anche un cucchiaino di aroma spumadoro).

Aggiungete la farina per dolci senza glutine e un cucchiaino di lievito istantaneo per dolci (ovviamente con dicitura senza glutine).

Lavorate bene l'impasto con una frusta manuale per alcuni minuti, fino a ottenere una pastella perfettamente liscia e omogenea, a bisogno aggiungere un po' di farina.

Preparate a parte l'uvetta passa ben lavata e lasciatela in ammollo in acqua calda con un po' di grappa o rum.

Coprite la ciotola della pastella con la pellicola trasparente e fate riposare l'impasto a temperatura ambiente per circa 30 minuti.

Trascorso il tempo di riposo aggiungete l'uvetta ben scolata alla pastella.

Scaldate l’olio di arachidi in un pentolino dai bordi alti.

Verificate la temperatura con uno stecchino di legno: deve fare le bollicine quando è immerso.

Aiutandovi con due cucchiaini, prelevate un po’ di pastella alla volta e tuffatela direttamente nell'olio caldo.

Le palline di pastella devo avere la grandezza di una noce.

Il calore le farà rapidamente gonfiare e in questo modo si potranno rigirare nell’olio con facilità utilizzando una forchetta, così da ottenere una doratura uniforme.

Non appena le frittelle senza glutine risultano dorate e croccanti in superficie, scolatele con l'aiuto di una schiumarola e adagiatele in una pirofila foderata con dei fogli di carta assorbente.

Cospargetele di zucchero a velo e servitele tiepide… anche se qui vanno a ruba ancora calde!

 

 

 

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torta gialla con zucchero a velo posata su un tavolo di legno, in primo piano due fettine e un coltello, a distanza due uova

La polentina zàla de Cittadella in italiano “la polentina gialla di Cittadella”, è una torta tipica della splendida città murata di origine medievale, a circa 30 km da Padova. Unica città murata di tutta Europa ad avere un camminamento ellittico e completamente percorribile di ronda medievale e che io ho avuto il piacere di fare al tramonto e a piedi nudi visto che non avevo scarpe comode… ma credetemi camminare sui ciottoli e assi di legno, con quel panorama attorno è pura magia. Chi mi conosce poi sa benissimo che io vivrei scalza….

Ma torniamo alla storia della torta…

Questa torta nasce nel 1852 per opera di Giuseppe Martinazzi, al tempo gestore del “Caffè dei nobili”.

La ricetta originale ovviamente rimane segreta ma con il tempo è passata di mano in mano fino ai giorni nostri. La famiglia Orsolan, da generazioni proprietaria di una pasticceria a Fontaniva (PD), ne detiene il marchio e il procedimento (segreto) originale.

La caratteristica della Polentina zàla è quella di avere tra i suoi ingredienti la farina di mais, quella che si usa per la polenta e che gli dona questo colore caratteristico.

È un dolce soffice, dal colore dorato e un profumo che rimanda alle classiche preparazioni di casa.

È realizzato con pochi ingredienti semplici: zucchero, uova, farina di mais, fecola di patate, lievito e la farina di frumento che io nella versione senza glutine ho sostituito con la farina di riso bianca.

Ottima a colazione, anche nella prova inzuppo credetemi!

Nutriente a merenda, anche nella versione farcita come hanno provato i miei figli rendendola un po’ moderna e golosa con la crema spalmabile alla nocciola (ma io resto per la tradizione che sia chiaro).

Vediamo gli ingredienti e il procedimento.

E se vi piacciono le ricette della tradizione, le storie antiche, i sapori veneti, non potete perdervi le altre ricette tipiche:

“la torta putàna”,

le verze in tecia”,

i biscotti zaeti”,

risi e bisi”.

torta gialla con zucchero a velo posata su un tavolo di legno, in primo piano due fettine e un coltello, a distanza due uova

polentina zala de cittadella

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Tempo di preparazione: Tempo di cottura:
Informazioni nutrizionali 200 Calorie 20 grams fat
Rating: 5.0/5
( 1 voted )

Ingredienti

  • 4 uova,
  • 120 g zucchero semolato,
  • 30 g fecola di patate,
  • 60 g farina di riso,
  • 30 g farina di mais,
  • mezza bustina di lievito dolci senza glutine,
  • 1 pizzico di sale,
  • un cucchino di burro e pan grattato per la tortiera,
  • zucchero a velo per copertura finale.

Procedimento

Accendete il forno a 180 gradi per riscaldarlo.

Dividete gli albumi dai tuorli in 2 ciotole diverse.

Sbattete i tuorli con lo zucchero fino ad ottenere un composto spumoso e giallo pastello.

Aggiungete le farine e il lievito, setacciate e mescolate fino ad ottenere un composto liscio senza grumi.

A parte montate a neve gli albumi ben fermi con un pizzico di sale.

Aggiungete gli albumi a neve al composto giallo con molta delicatezza, mescolando dal basso verso l’alto affinché gli albumi non si smontino.

Imburrate la tortiera (io ho usato uno stampo da 24 cm) e cospargetela di pan grattato senza glutine.

Versate il composto nello stampo e cuocete la torta in forno preriscaldato a 180 gradi per circa 30, 35 minuti.

Quando sarà pronta lasciatela raffreddare e estraete la vostra Polentina zàla dallo stampo con delicatezza.

Spolverate con abbondante zucchero a velo e servitela!

 

 

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un tavolo visto dall'alto con una padella in coccio con dentro verdura, a lato un canovaccio chiaro e una verza tagliata a metà

“Le verze in tecia”, ovvero la verza stufata in pentola è un gustoso piatto di origine contadina che si prepara soprattutto in Veneto.

Vengono chiamate anche “Verze sofegae che in veneto, significa “soffocate” perché le verze cuociono nella pentola e vengono soffocate, appunto, dal coperchio.

Si tratta di un piatto povero e casereccio, molto diffuso nella cucina contadina veneta. Le verze, nella tradizione, venivano servite con la polenta o come contorno alla carne.

Il cavolo verza è un ortaggio largamente coltivato nei nostri orti e molto apprezzato nella stagione invernale. Il suo odore caratteristico pervade le cucine di chi lo prepara e qui non posso che ringraziare mia mamma Giovanna che mi ha insegnato come cuocerle e farle gustare a tutta la famiglia.

Fin da piccola ho visto mio papà Paolo seminare le verze nel semenzaio a primavera inoltrata, tra maggio e giugno e mettere le piantine nell’orto ad agosto con quella cura e passione che coinvolge tutti.

La verza si raccoglie poi col freddo, meglio ancora se dopo una gelata notturna che la rende molto dolce e tenera.

La verza stufata è un piatto povero ma ricchissimo di gusto. Noi solitamente abbiniamo questa pietanza a salsicce, cotechini, zamponi diventando così un piatto completo della tradizione.

Ci sono vari modi per cuocere la verza ma io vi indico la mia ricetta del cuore: quella della mia mamma.

Una ricetta semplice da realizzare, che potete anche personalizzare a vostro gusto.

un tavolo visto dall'alto con una padella in coccio con dentro verdura, a lato un canovaccio chiaro e una verza tagliata a metà

verze in tecia

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Tempo di preparazione: Tempo di cottura:
Informazioni nutrizionali 200 Calorie 20 grams fat
Rating: 4.2/5
( 6 voted )

Ingredienti

  • 1 verza,
  • 1 cipolla,
  • olio extra vergine d’oliva,
  • sale,
  • pepe,
  • 6 cucchiai di aceto di mele,
  • 1 mela,
  • 1 cucchiaio di zucchero.

Procedimento

Tritate finemente la cipolla e mettetela in una pentola capiente con un fondo di olio.

(i più goduriosi possono aggiungere anche dei pezzetti di lardo ma non è il mio caso).

Fate rosolare bene la cipolla.

Prendete la verza, tagliatela a metà e lavatela.

Tagliatela a striscioline. Eliminate il torsolo e la parte più dura.

Aggiungete la verza al soffritto, salate e pepate.

Unite la mela lavata, sbucciata e tagliata finemente.

Irrorate con qualche cucchiaio di aceto di mele e una spolverata di zucchero.

Lasciatele cuocere molto dolcemente con un coperchio per circa un’ora, mescolando per bene.

La verza sarà pronta quando si sarà completamente ammorbidita.

Se serve aggiungete un po’ di brodo caldo.

Alla fine assaggiate la verza e all’occorrenza correggetela di sale.

Servite le vostre “verze in tecia” ben calde, nello stesso recipiente di cottura, oppure come ho fatto io in un tegame vintage.

Questo che vedete in foto è della mia mamma.

 

Vi aspetto nei commenti !

 

 

 

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una torta vista dall'alto con una fetta tagliata. Si vede un cestino e un gomitolo

La torta Putana ( chiamata nel nostro dialetto veneto con una sola T), si realizza con pochi e poveri ingredienti.  E’ un tipico dolce contadino delle zone di Vicenza, dove un tempo veniva cotto in recipienti di terracotta disposti sotto le bronse (braci) del grande camino, “ el fogolaro” simbolo dell’unità familiare.

E’ un dolce facile da preparare e versatile perché può essere arricchito in base ai gusti personali. Ogni famiglia infatti ha la propria ricetta, la base è fatta con pane vecchio ammorbidito nel latte ed in aggiunta altri ingredienti presenti nelle dispense. Sono consigliate le mele, fichi secchi, pinoli o noci ma anche pezzetti di cioccolato e l’uvetta imbevuta in rum o grappa.

Il periodo in cui veniva preparato era quello invernale, in genere dopo le feste natalizie.

“Na feta de putana, un bicer de vin dolse e un bon cafè” è a tutt’oggi il modo migliore di dare il benvenuto agli ospiti per noi vicentini. Una fetta di questa umilissima torta diventava una festa per la famiglia.

C’è chi sostiene che “Putana” derivi da“Putea” ovvero bambina, questo perché era un dolce tipico per la merenda dei bambini, altri ritengono che sia stata chiamata così dopo un bizzarro fatto di cronaca accaduto ad un importante ristoratore Vicentino, il quale, mentre portava questo dolce ai suoi commensali, si trovò improvvisamente al buio perché una raffica di vento aveva spento tutti i lumi della taverna, e inciampato su di un gradino esclamò l’espressione Veneta colorita “la putana”.
Ma la versione più verosimile deriva dalla sua varietà di ingredienti che possono essere aggiunti al pane vecchio ammorbidito nel latte.

Adesso vi lascio la versione della mia famiglia, con l’aggiunta di mela e fichi, realizzata da me ovviamente senza glutine.

Pronti ad infornare il profumo dei ricordi ?

 

Per chi desidera altre ricette dei ricordi può vedere la ricetta della ” torta di mele senza burro” , ” torta all’acqua ” e ” strudel di mele e fiori d’acacia

una torta vista dall'alto con una fetta tagliata. Si vede un cestino e un gomitolo

torta putana

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Tempo di preparazione: Tempo di cottura:
Informazioni nutrizionali 200 Calorie 20 grams fat
Rating: 5.0/5
( 2 voted )

Ingredienti

  • 150 g pane raffermo,
  • 100 g farina, ( io ho usato un mix dolci senza glutine ma potete usare la farina che preferite )
  • 3 uova,
  • 150 g zucchero,
  • 2 cucchiai di liquore per ammorbidire l’uvetta ( io ho usato la grappa),
  • 100 ml latte,
  • 80 g burro fuso,
  • 50 g uvetta,
  • 100 g pinoli,
  • scorza di arancia e limone,
  • fichi secchi e mela facoltativi.

Procedimento

Lasciare in ammollo per 1 ora il pane nel latte ( le nostre nonne lo lasciavano una notte intera).

Frullare e ottenere una poltiglia.

Ammorbidire l’uvetta nella grappa o liquore scelto.

In una ciotola a parte montare uova e zucchero con la scorza di arancia e limone.

Unire al composto di pane e amalgamare bene.

Aggiungere il burro fuso.

Infine setacciare la farina e aggiungere l’uvetta.

Si può decidere di aggiungere una mela a pezzetti come fa la mia mamma e anche dei fichi secchi.

Io in questo caso non l’ho fatto.

Versare il composto una teglia foderata da carta forno.

Ricoprire la torta con i pinoli.

Infornare a forno preriscaldato a 180 gradi per circa 45 minuti.

A cottura terminata lasciatela intiepidire prima di servirla.

Sicuramente se avete ospiti veneti sarà come servire il profumo dei ricordi !

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